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Arte urbana. A Carpi cresce la street art

di Renzo Gherardi

Da EroStraniero n. 30 – Maggio 2022

Piano piano, quasi impercettibilmente, anche a Carpi la Street Art, o Arte Urbana, comincia a diffondersi in spazi pubblici e privati. A differenza di altre forme artistiche la Street Art oltre a sottrarsi a mere funzioni decorative, predilige gli spazi aperti o i luoghi di passaggio visibili da tutti. Inoltre la qualità degli artisti impegnati ha contribuito a far crescere in città l’interesse per questa arte. Tanto che a fianco di quelle pubbliche hanno avuto luogo anche le committenze private. Un esempio di quest’ultima tipologia è offerto dall’enorme murales raffigurante don Chisciotte, sulla parete di un condominio lungo via De Amicis. A volere l’opera sono stati una coppia di privati che hanno ingaggiato l’artista Seba Mat.

Don Chisciotte è dipinto di giallo come il suo cavallo mentre sullo sfondo vi sono un mulino a vento, nuvole bianche e un cielo blu. Seba Mat è il nome d’arte di Sebastiano Matarazzo, nato in Irpinia ma cresciuto a Novi, ha frequentato l’Istituto d’arte Venturi di Modena e da anni opera come illustratore e designer. E’ quasi inevitabile, mentre si passa per quella via pensare a cosa potrebbe diventare la città se queste opere fossero maggiormente diffuse.

Tutti i murales sono site specific, cioè realizzati appositamente per quel contesto, muro o palazzo che sia. A Carpi il piazzale delle Poste è stato uno dei luoghi in cui si sono esercitati in precedenza molti graffitari. La Street Art si differenzia dal graffitismo sia perché non è illegale, ma soprattutto perché vuole stupire, emozionare e far riflettere con i temi che propone.

In anni più recenti sono apparsi sulle stesse pareti di cemento del piazzale alcuni murales, uno dei quali ricorda Paolo Borsellino, il magistrato ucciso dalla mafia poco dopo l’uccisione di Falcone.

Altri grandi murales sono sparsi per la città.

L’istituto Leonardo da Vinci in viale Peruzzi in occasione della sua istituzione avvenuta 40 anni fa, per volontà del Preside, ha affidato all’artista Seba Mat la realizzazione di un murale che occupa l’ingresso della scuola, ovvero la facciata principale dell’istituto. Seba Mat ha realizzato nel 2019 l’uomo di Vitruvio riprendendo il disegno di Leonardo da Vinci che rappresenta le proporzioni ideali del corpo umano inserito nel cerchio (simboleggiante il cielo) e nel quadrato (simboleggiante la terra). Per Leonardo da Vinci l’uomo è misura di tutte le cose e il suo disegno prende spunto dall’architetto romano Vitruvio. Seba Mat ha ripreso i colori e lo stile di incisore e di disegno di Leonardo.

Ma dobbiamo segnalare ancora una realizzazione voluta da privati, sulla facciata della loro casa, in via Giusti, angolo via Marco Polo. L’opera dal titolo “Quella città troppo stretta” è stata voluta dai proprietari ed esprime lo stile denso di surrealismo con una vena di melanconia di Zed1 (Marco Burresi) un artista che è intervenuto in molti luoghi in Italia e nel mondo.

Questi artisti utilizzano i cestelli delle gru o le piattaforme montate su autocarri per realizzare le loro opere, utilizzando spray, rulli, pennelli o vernici.

Fra le opere apparse nel 2021 in città segnaliamo quella in via Marchiona, oggi sede della Croce Blu. Il lavoro è stato affidato a Seba Mat, artista che abbiamo già citato, il quale ispirandosi al libro “Il tempo degli altri” pubblicato da Croce Blu, ha realizzato un murale di quasi venti metri di lunghezza. L’inaugurazione ha avuto luogo quest’anno alla presenza del Sindaco.

Nel murale in forma simbolica si richiamano la solidarietà e la cooperazione, rappresentate da figure immerse in un cielo blu e in un fluttuare di gerbere.

Uno degli ultimi murale apparsi in città è quello sul muro esterno della casa protetta Il Carpine, che si affaccia sul parcheggio dell’ospedale.

E’ stato realizzato sempre da Seba Mat, che come abbiamo visto ha firmato molti murales in città. Il murale vuole essere una memoria per le vittime del Covid. L’autore ha intitolato l’opera “Post fata resurgo” (dopo la morte mi rialzo), con evidente riferimento al mito della fenice, detto anche uccello di fuoco. L’autore lo ha scelto come simbolo di speranza dopo la pandemia, ricordando che il Carpine è stato sede di uno dei primi focolai in provincia. Prima di realizzare l’opera Seba Mat ha incontrato le associazioni del territorio ascoltando le loro testimonianze, mettendo in atto così l’idea di partecipazione.

L’arte da qualche tempo accompagna i nostri passi in città e anche senza che lo vogliamo ci offre l’occasione per riflettere e andare oltre le immagini che la pubblicità dissemina ovunque.

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