ArticoliGlocali

Essere umani. A Carpi il cappellano di Mediterranea

Don Mattia da Formigine

di Carlo Del Grande

A un primo sguardo, don Mattia Ferrari, sacerdote classe 1993, potrebbe trarre in inganno. Il viso pulito e la giovane età non riportano alla mente l’immagine stereotipata del prete di frontiera. Anche se, per trovare una definizione più calzante, potremmo definirlo “un prete di frontiere”. Don Mattia è il cappellano di Mediterranea, un’organizzazione non governativa che nel 2025 ha compiuto otto anni. Giovane, anche Mediterranea, ma con le idee chiare e un obiettivo tanto semplice da sembrare scontato: salvare vite umane. Le vite di quelli, tanti, che sfidano il Mar Mediterraneo per raggiungere le coste dell’Europa e, in particolare, quelle del nostro Paese. E la traversata, spesso, è l’ultima tappa di un percorso ben più lungo che passa dall’Africa all’Asia con prezzi da pagare (in termini economici e soprattutto umani) altissimi.

Don Mattia è cresciuto nella parrocchia della ridente Formigine, in provincia di Modena, ed è stato ordinato prete nel 2018. È stato viceparroco di Nonantola e potreste aver incrociato il suo nome sulle pagine dei giornali. Come ogni uomo di Chiesa che decide di impegnarsi in missioni che fanno la differenza nella vita delle persone, è stato ed è oggetto di minacce, di critiche anche da certe parti politiche e, come se non bastasse, è una delle vittime di spionaggio nell’ambito dell’inchiesta Paragon. Ma non è di questo che Don Mattia è venuto a parlare a Carpi, sabato 15 dicembre. Nella splendida cornice della Sala delle Vedute di Palazzo dei Pio, l’incontro, partecipatissimo da parte della cittadinanza e anche da due classi dell’Istituto Superiore Meucci di Carpi, è stato l’occasione per parlare di esseri umani e… dell’essere umani. Dopo un’introduzione dell’Assessore alla Cultura Giuliano Albarani e del presidente del Festival delle Migrazioni, Edoardo Patriarca, è stato il momento di ascoltare la voce dell’ospite più atteso. Ferrari ha citato due motti che guidano le azioni degli operatori di Mediterranea: “prima si salva, poi si discute”, che rimette in ordine le priorità di fronte al dramma che è regola, non emergenza; “noi li soccorriamo, loro ci salvano”, che probabilmente aiuta a rispondere alla più ingenua delle domande: perché?

Quando gli viene chiesto della propria posizione di prete scomodo, non si scompone: “il Vangelo è sovversivo. Lo è costitutivamente”. E invita a riportare la solidarietà a essere valore fondante della società, la nostra, in cui “la solitudine è la povertà più diffusa”. La discussione si sposta poi dall’altra parte dell’Atlantico, quando viene citata la situazione difficilissima che i migranti stanno vivendo negli USA e la posizione decisa che i vescovi statunitensi hanno preso sull’argomento. Una società, quella statunitense, che inizia a ribellarsi a politiche di gestione dell’immigrazione che dimenticano che dietro i numeri, i ragionamenti economici o i calcoli politici, ci sono sempre persone. Semplicemente persone, con le loro storie, le loro esperienze e i loro progetti per il futuro. Ecco, quindi, gruppi di cittadini che scortano i non cittadini statunitensi quando devono recarsi per un controllo in un ufficio dell’ICE, l’agenzia per l’immigrazione e le dogane. Un modo per ritrovarsi umani, tra umani. Perché le regole le scrive l’uomo e, per quanto si possano e si debbano discutere democraticamente, non possono prescindere dalla dignità dello stesso. Un esempio inspirational, per dirla come si direbbe nella terra dei liberi e la patria dei coraggiosi. Due aggettivi cari a chi canta con orgoglio l’inno nazionale statunitense. D’altra parte, non c’è libertà senza coraggio. E viceversa.

Emoziona l’intervento di Ibrahima, un collaboratore di Mediterranea, che ha riportato la propria esperienza di immigrato, accolto proprio a Carpi, non molti anni fa. Parla della Libia, dell’assurdità di un sistema che prevede la violenza come norma e dei patti scellerati tra Paesi che alimentano questo sistema. Usa parole dure sul memorandum Italia-Libia sulla migrazione, rinnovato di recente. Ma ha parole di amore e gratitudine verso chi l’ha accolto e gli ha permesso di avere un futuro.

L’incontro si conclude dopo un bel po’ di domande degli studenti curiosi, affascinati da una figura che, tra le altre cose, dà speranza. Nello scontro quotidiano tra gli odiatori e “gli altri”, Don Mattia ha scelto di stare dalla parte degli altri, di chi ha bisogno di sostegno, di chi non si vergogna a dare e amare. Un momento prezioso per i presenti e per tutta la comunità carpigiana. Qui il don sarà sempre il benvenuto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *