Marcia della Pace Perugia-Assisi
Esperienza che restituisce speranza nell’umanità.
“Solo i più forti possono seguire la via della nonviolenza”

Aver partecipato alla Marcia della Pace Perugia-Assisi mi ha fatto pensare che “Tutti, almeno una volta nella vita dovrebbero prendervi parte, perché è un’esperienza che restituisce speranza nell’umanità.”
La prima marcia si svolse il 24 settembre 1961 su iniziativa di Aldo Capitini, come corteo nonviolento a sostegno della pace e dei popoli che vivevano nei luoghi di guerra. Ogni edizione viene indetta con richieste ben precise, che spaziano dal cessate il fuoco nei territori in conflitto, alla riduzione delle spese militari, al ripristino dei diritti umani e alla promozione di politiche sociali più giuste.

Viene organizzata ogni due o tre anni, per evitare che diventi un’abitudine annuale e perda così la sua forza simbolica.
Il tema della marcia del 12 ottobre 2025, “IMAGINE ALL THE PEOPLE” (Immagina tutte le persone), è stato scelto per promuovere la visione di un mondo fondato sulla fraternità e la giustizia, in risposta a una realtà segnata da guerre e crescente violenza.

La partecipazione è libera e non richiede iscrizione. La distanza tra Perugia e Assisi è di circa 24 km e ogni persona o gruppo può unirsi al percorso in qualsiasi momento. Basta arrivare alla strada dove passa il corteo ed entrare nel flusso. Si cammina insieme, ma anche in solitaria. Puoi narrarti o ascoltare le storie chi si raccontano oppure perderti nei tuoi pensieri. La libertà di come esserci è totalmente personale.
Lungo la via si possono incontrare: gruppi di giovani, coppie di anziani, famiglie con bambini piccoli, scolaresche di ogni ordine e grado, persone in carrozzina o diversamente abili e partecipanti di ogni lingua, cultura e religione. Puoi unirti a un gruppo che porta uno striscione o una lunga bandiera della pace, seguire giovani che cantano accompagnati da chitarre e tamburi, o semplicemente camminare sventolando la bandiera arcobaleno. Alcuni la portano legata sulle spalle, come un mantello.

Ti guardi intorno e tutto è colore e vivacità. Ci sono cartelli con slogan che invitano a lavorare per la pace, la giustizia e i diritti umani. E un gruppo che grida: “Palestina libera”. Allo stesso tempo si respira un clima di calma e serenità. Ognuno cammina con il proprio ritmo, e quando un gruppo più veloce, che a volte portano uno striscione, raggiunge chi procede lentamente, non gli si chiede di spostarsi, ma si cammina insieme, finché, accorgendosi di rallentare il passo, i più lenti si scusano e lasciano passare.
C’è gioia e allegria, quella genuina di chi sta vivendo un’esperienza unica. Nonostante le 200.000 presenze stimate dagli organizzatori, l’impressione generale è di ordine e tranquillità. Vedere quel fiume di persone che sale verso Assisi per invocare la pace e protestare contro la guerra ti fa sentire parte della migliore umanità.

Tutto è bello e ti sprona a tirare fuori il meglio di te. Anche la natura sembra partecipare a questa giornata di festa, inebriando i marciatori con un piacevole profumo di fieno e nel tardo pomeriggio, stupendoli con un arcobaleno a forma di sorriso in un cielo sereno, che da molti è stato interpretato come un incoraggiamento per la bella testimonianza data.
Il comportamento rispettoso e determinato della moltitudine che saliva e scendeva da Assisi, mi ha fatto pensare che quella partecipazione non poteva essere dettata soltanto dall’onda emotiva del momento storico, ma doveva essere parte di un cammino interiore di rinnovamento.
Buoni si nasce, ma Pacifisti e nonviolenti si diventa, seguendo un percorso di conversione del cuore e della mente.
Mahatma Gandhi, sosteneva che solo le persone forti possono seguire la via della nonviolenza.



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