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Piffero, chitarra, organetto e la piva emiliana

Armonie alla festa di Erostraniero

di Silvia Fogliani

Lunedì 2 giugno, nella giornata della Repubblica, la parrocchia di Quartirolo ha ospitato la festa conclusiva dei corsi di lingua italiana e cucito del progetto Erostraniero

Ad accoglierci, come sempre, presso l’entrata, il simbolico insieme delle bandiere rappresentanti le nazionalità degli allievi, i cartelloni che raccontano l’anno trascorso con foto e storie, e il banchetto con alcuni lavoretti del corso di cucito.

Quest’anno la novità è stata rappresentata dalla presenza di due musicisti invitati per l’occasione da Don Antonio Dotti: Marco Mainini e Fabio Bonvicini, due insegnanti del territorio reggiano-modenese che per passione da qualche anno hanno fondato, insieme a Ferdinando Gatti (non presente), il “Trio Ciocaia”, che ricerca e ricrea i balli e i canti popolari della musica tradizionale emiliana, suonandone gli strumenti caratteristici quali il piffero, la chitarra, l’organetto e la piva (la cornamusa emiliana, realizzata artigianalmente da Ferdinando).

Il loro lavoro, spiega Marco, si basa su ricerche degli anni Settanta, su pubblicazioni, libri e vinili, ma spesso accade che ad arricchire il loro repertorio sia l’incontro diretto con testimoni della tradizione orale quando, durante le loro esibizioni in concerti, rassegne o animazioni, capita che con le loro musiche riaccendano i ricordi di anziani presenti.

Le musiche scelte per l’occasione della festa di Erostraniero provenivano da un repertorio di balli tradizionali emiliani (“la manfrina”, “la tresca”, “la piva”, “la giga”) e di canti di emigrazione e transumanza. La prima canzone “Trenta giorni di nave a vapore” raccontava le vite dei migranti italiani in America, il “sogno americano”, le fatiche patite durante il loro viaggio, e infine l’orgoglio per ciò che erano riusciti a realizzare. La seconda canzone “La ruvina d’la muntagna” narrava, invece, la storia di una donna il cui amato era partito per l’America, la quale, non avendo più sue notizie, temeva che l’avesse abbandonata per rifarsi una vita.

La prima canzone era in italiano, mentre la seconda era in dialetto; quindi, se per qualche studente il testo della prima poteva essere facilmente compreso, la seconda canzone risultava molto più difficile da capire, ma la musica, come sappiamo, va oltre la lingua, e sono le melodie a trasmettere i sentimenti.

Marco crede, infatti, che si riesca sempre a trasmettere qualcosa se si fa con convinzione e ci si mette il cuore, e, difatti, ha notato che numerose persone si mostravano molto interessate a quelle musiche e sonorità a cui non sono abituate.

I presenti sono stati, dunque, trasportati in un passato che racconta di povertà, di sacrificio, d’incertezza, di nostalgia, ma anche di tanta speranza: condizioni e sentimenti che ci ricordano quei tempi in cui eravamo noi italiani ad emigrare e che continuano ad accomunare anche molti migranti di oggi.

Il lavoro di questi artisti ci rammenta l’importanza di conservare la memoria del nostro passato, le radici della cultura del nostro Paese e della nostra regione, una cultura costituita anche dalle tante canzoni che le persone erano solite cantare insieme per farsi coraggio nelle sfide della vita.

Abbiamo capito come si può fare cultura attraverso la musica, che racconta ed unisce, perché è qualcosa a cui tutti, con voci, strumenti o anche solo con un battito di mani, possono partecipare e che ciascuno può sentire come propria.

Infine, a richiesta degli allievi, i musicisti sono stati invitati a cantare un canto italiano che ha saputo varcare i confini e diventare un inno comune a tanti popoli: “Bella ciao”. E così tutti, studenti e volontari, lo hanno intonato con gioia e sorrisi, concludendolo con un fragoroso applauso finale.

Spero pertanto che la musica continui ad essere parte integrante della festa di Erostraniero, e che il “Trio Ciocaia” possa regalarci altre emozioni anche nei prossimi anni.

Quello che il progetto di Erostraniero vuole creare è proprio un presente di accoglienza e fratellanza, un luogo dove le culture, le lingue e le musiche si possano fondere nel sentimento dell’amore universale.

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