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I luoghi di don Zeno tra fraternità e condivisione

Mostra fotografica diffusa a cura di Nomadelfia. Incontro della Redazione di Erostraniero con Carlo di Nomadelfia

di Renzo Gherardi

La redazione di Ero straniero e alcuni docenti dell’istituto Vallauri di Carpi hanno incontrato in due occasioni tra settembre e ottobre alcuni membri di Nomadelfia, Carlo e altri, e dopo aver sentito dalle loro parole cos’è Nomadelfia oggi, con la loro guida hanno visitato le mostre in Duomo a Carpi e quella ospitata presso l’ex Campo di concentramento di Fossoli. Altre mostre sono collocate a Mirandola in Duomo e nella parrocchia di S. Giacomo Roncole; al Seminario di Modena e nell’Abbazia di S. Silvestro a Nonantola.

L’incontro in sala Duomo con i nomadelfi

Nel ripercorrere le vicende che le fotografie documentavano, Carlo, che fin da ragazzo ha fatto la scelta di Nomadelfia, sottolineava con descrizioni ed episodi i fatti salienti che le fotografie e i testi richiamavano. In Duomo a Carpi le immagini riguardano gli anni giovanili di Zeno Saltini, nato a Fossoli nel 1900. Dopo una giovinezza nella quale mostra insoddisfazione della vita che conduceva e aspirazioni verso una vita più autentica, riprese gli studi di giurisprudenza e si laureò in legge. Entrò in seminario e nel 1931 fu ordinato sacerdote e a Carpi celebrò la sua prima Messa. In quella stessa occasione compì un gesto rivelatore delle sue future scelte: prese come figlio un giovane ex carcerato. Iniziò la sua attività di vice parroco a S. Giacomo Roncole. E qualche anno dopo creò l’Unione dei Padri di Famiglia i cui membri provenivano da diverse estrazioni politiche.

Carlo di Nomadelfia illustra la mostra in Duomo

Da qui in poi le scelte di don Zeno si fecero più nette e lucide: nel 1941 pubblicò il libro “Tra le zolle”, mentre l’anno successivo Irene diventò la prima “mamma di vocazione”. Nel 1943 nacque l’Unione dei Sacerdoti Piccoli Apostoli e don Zeno prese posizione contro le leggi razziali e la guerra e per questo subì un arresto, a seguito del quale dopo l’8 settembre 1943 attraversò le linee tedesche e andò al Sud. Nel settembre del ’44 sei giovani partigiano cattolici, furono impiccati dai nazi-fascisti proprio davanti al Casinone di S. Giacomo Roncole.Don Zeno poté ricongiungersi con la sua comunità a S. Giacomo Roncole solo a fine guerra, il 1° maggio 1945. Il Cln (Comitato di Liberazione Nazionale) di Mirandola lo nominò vice sindaco. Nel maggio del 1947 dopo aver atteso a lungo e invano la concessione da parte del Governo dell’ex campo di concentramento di Fossoli, con i suoi Piccoli Apostoli lo occupò. Nel dicembre dello stesso anno due giovani della comunità, Nellusco e Anna, si sposarono e aprirono la loro famiglia ad altri bambini abbandonati. Il 14 febbraio del 1948 nacque la Costituzione di Nomadelfia, il cui significato dal greco è “la fraternità è legge”.

Carlo di Nomadelfia mentre illustra una fotografia nel Campo di Fossoli

Nel febbraio del 1952 il S. Ufficio ordinò a don Zeno di lasciare Nomadelfia e di mettersi a disposizione del Vescovo.

Nell’ex campo di concentramento di Fossoli alcune gigantografie illustrano alcuni momenti della vita al campo dei nomadelfi, mentre all’interno della baracca restaurata è collocata la mostra del fotografo Enrico Genovesi, che nell’ambito del suo progetto sulla famiglia, per 4 anni fotografò in bianco e nero Nomadelfia. Le fotografie in mostra sono una parte del libro Nomadelfia pubblicato dallo stesso autore. Dopo molte vicissitudini i nomadelfi furono costretti a lasciare Fossoli e si rifugiarono in gran parte nella tenuta Rosellana nei pressi di Grosseto. Nel 1953 don Zeno ottenne la laicizzazione per evitare strumentalizzazioni, e stare più vicino alla sua comunità. Solo nel 1962 don Zeno tornò ad essere parroco nella sua Nomadelfia; morì nel 1981.

Visita a una baracca nel Campo di Concentramento di Fossoli

Sollecitato dalle numerose domande della Redazione Carlo ha spiegato la vita e le regole che vigono tuttora a Nomadelfia e quanto queste siano lontane dalle leggi del mercato che improntano larga parte della vita della nostra società. La fraternità, e la condivisione sono tuttora alla base della comunità di Nomadelfia, mentre l’individualismo e l’egoismo denotano l’attuale società. Ci siamo lasciati con un saluto finale e con l’invito da parte di Carlo, rivolto alla redazione, a visitare Nomadelfia.

Le foto sono di Mario Orlandi

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