A scuola adulti coraggiosi
PRESENZA EDUCATIVA COSTANTE
Eugenia Carfora a Carpi

Lunedì 12 maggio, le sale di Palazzo dei Pio hanno ospitato un confronto intenso e appassionato sul ruolo della scuola oggi, partendo da una domanda provocatoria: Può la scuola generare felicità?
L’incontro, promosso dalla Fondazione Casa del Volontariato con il patrocinio delle istituzioni locali, ha messo in dialogo due territori apparentemente distanti: quello di Caivano, rappresentato dalla dirigente dell’Istituto “F. Morano”, Eugenia Carfora, e quello carpigiano, con l’intervento dell’assessore alla Scuola Giuliano Albarani. A moderare l’incontro Luca Ugoni dell’associazione MEP Italia.
La professoressa Carfora ha raccontato con intensità l’esperienza maturata in anni di lavoro tra Napoli e Caserta. Per lei, la felicità a scuola non è un programma da applicare, ma un clima da costruire: si respira nell’atmosfera quotidiana, nell’attenzione ai ragazzi, nella presenza degli adulti. «La felicità a scuola si costruisce con piccoli gesti, con l’ascolto vero, con gli occhi negli occhi», ha spiegato. «Anche col silenzio si può insegnare».
Carfora ha raccontato episodi semplici ma significativi: condividere un panino con i ragazzi, farsi ricordare dall’ora in cui si è lasciata la scuola, restare nel territorio anche fuori dall’orario scolastico. «La campanella non dovrebbe essere una liberazione, ma un segnale che resta dentro», ha detto, evocando l’idea di una scuola che lascia il segno nella vita delle persone.Albarani ha accolto l’intervento di Carfora con grande rispetto, definendola una figura simbolica di quella componente fondativa della scuola italiana che unisce passione, dedizione e spirito civico. Ha offerto una riflessione storica sulla scuola come strumento di riscatto sociale e sviluppo collettivo, ricordando che territori come la provincia di Modena, poveri e analfabeti fino al dopoguerra, hanno investito proprio sull’istruzione come leva per la crescita.
Ma la scuola di oggi affronta nuove complessità. Carfora ha parlato con schiettezza della dispersione scolastica, fenomeno che conosce da vicino. I dati ISTAT evidenziano come il 10,5% dei giovani italiani tra 18 e 24 anni abbia solo la licenza media, con percentuali più alte tra i maschi, gli stranieri e al Sud. La dispersione nelle scuole superiori può arrivare al 32%. «La scuola – ha detto – è invasa da progetti, ma spesso più aumentano i progetti, meno ragazzi frequentano. Serve una presenza educativa costante, non solo iniziative episodiche».
Ha denunciato anche la difficoltà nel reperire insegnanti qualificati, specie in alcune classi di concorso come quelle tecniche e scientifiche, e la mancanza di continuità didattica, con studenti che cambiano docenti ogni anno. «La professione dell’insegnante è la più importante e la più difficile. Dovremmo trattarla come tale».
Albarani ha aggiunto il concetto di “dispersione implicita”: quella che riguarda ragazzi che completano formalmente il percorso scolastico, ma senza competenze solide né un senso di direzione. Un fenomeno invisibile, ma grave, che rappresenta uno spreco di capitale umano e sociale. «Non basta portare tutti alla fine del ciclo – ha detto – serve accompagnare ciascuno verso la propria vocazione».Un momento particolarmente toccante è stato il racconto del “ponte” immaginato da Carfora: un’infrastruttura per collegare due sedi del suo istituto, divise da una strada. Un progetto difficile, dal costo elevato, ma diventato un simbolo del suo lavoro: un ponte tra mondi diversi, tra centro e periferia, tra disperazione e speranza. «Ripeterlo trenta volte, anche se sembra irrealizzabile, può farlo accadere», ha detto. Una dichiarazione di fede nell’azione educativa come generatrice di cambiamento.
Dal pubblico, il vicario generale don Gildo Manicardi ha aggiunto un ulteriore elemento: «L’Italia vive non solo la dispersione, ma anche la fuga dei cervelli. Dobbiamo avere il coraggio di dire le cose scomode, di portare i ragazzi fuori dalla zona di comfort, verso una “zona che ancora non vedono”».
Al termine dell’incontro, l’Istituto “F. Morano” di Caivano ha ricevuto il premio Luogo generativo di felicità, come segno concreto di un impegno che va oltre l’aula e si traduce in presenza, fiducia, ascolto. Perché la felicità – come è emerso con forza – non è un privilegio, ma un diritto educativo. E la scuola, quando è abitata da adulti coraggiosi, può ancora renderla possibile.