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Chernobyl, 30 anni. Una fotografia di Natalija Ratushna

di Danilo Baraldi

Parliamo di Fotografia

Da Erostraniero n. 12 – Dicembre 2017

Autore: NATALIYA RATUSHNA

Titolo: Chernobyl, 30 anni

Nell’immagine, che Nataliya ci mostra, compare una vecchietta in primo piano, il viso contornato da un fazzoletto che raccoglie i capelli, ormai bianchi, corti sulla fronte, le dita incrociate sul petto, nodose, forse artritiche, ma sorridente e compiacente allo sguardo della fotografa. Il ritratto è ambientato in una stanza che senz’altro funge da tinello e cucina assieme, dove primeggiano le figure del Cristo e della Madonna, con il cuore pulsante in primo piano, inframmezzati da un’altra immagine, più piccola, di un Cristo, a braccia allargate in segno di accoglienza ai credenti. Sulla destra dell’osservatore, una credenza, scarna, sporca, usurata e con gli sportelli malandati, le guide dei cassetti rovinati, come ci dimostra il cassetto stesso sbilenco, le ante sicuramente rosi dall’umidità, che ha sollevato l’impiallacciatura del legno. All’interno e sul ripiano, suppellettili sufficienti per il proprio bisogno.

In mezzo alla parete, un piccolo tavolo, ricoperto da una tovaglia di plastica, anch’essa con i segni del tempo, ai cui lati ci sono due sedie sormontate da due scarni cuscini.

La luce laterale da all’immagine un’atmosfera di tranquillità e pace, che in un certo qual modo contrastano con le condizioni dell’ambiente e della padrona di casa. La condizione delle sue dita ci fa pensare ad un duro lavoro, una vita di sofferenza, in una terra sicuramente ostile.

Il luogo è Chernobyl, tristemente famoso, che la nostra autrice visita dopo 30 anni da quegli accadimenti. Vuole visitare questo posto, perché vuole documentare la condizione di quelle persone che ancora lo abitano, perché non crede alle autorità che dichiarano che il terreno non è più radioattivo, e sostiene che i raccolti siano tornati commestibili, e che non creano più intossicazioni. Ma tutto questo non è assolutamente vero, come ci testimonia Nataliya con le tante immagini che fanno parte di un progetto più ampio, e di cui la nostra foto sopra citata ne è un esempio.

Come emerge dall’intervista di Mario Orlandi nel numero 3/9 del Dicembre 2016 di questo nostro giornale, Nataliya è una forte appassionata di fotografia, in particolare le piace ritrarre le persone, raccontandole ed inserendole nel loro contesto sociale. Infatti torna spesso nella sua terra, sicuramente a trovare amici e parenti, ma non disdegna di percorrere centinaia di chilometri per recarsi a Chernobyl a toccare con “mano” quella che è la realtà lì. Perché ama il suo paese, anche se se ne è dovuta andare, per cercare un lavoro e una tranquillità.

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