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Convegno a 50 anni dalla nascita del tempo pieno a Carpi

di Renzo Gherardi

Sabato 11 novembre ha avuto luogo presso la sala Loria della Biblioteca di Carpi un Convegno che ha voluto ricordare le ragioni della nascita del tempo pieno in alcune scuole elementari di Carpi.

Dopo l’introduzione dell’Assessore alla Scuola Davide dalle Ave e il saluto del Sindaco Alberto Bellelli, la prof.ssa Mirella D’Ascenso, docente di storia dell’Educazione e di Storia della Scuola dell’Università di Bologna, con la relazione “Tempo pieno di che? Ragioni e sviluppi di un’audace innovazione pedagogica nella scuola italiana”, ha ricordato la situazione in cui si trovava la scuola negli anni precedenti l’istituzione del tempo pieno. Si andava a scuola solo al mattino ma solo nella prima metà del ‘900 vennero introdotte la refezione scolastica e il doposcuola, per andare incontro alle famiglie. Alla fine degli anni ’60 partirono le prime sperimentazioni del tempo pieno a Bologna, mentre la riflessione pedagogica con Bruno Ciari, del Movimento di Cooperazione educativa, suggeriva l’introduzione della contitolarità, la collegialità e l’apertura alle famiglie.

Relatori del Convegno

La legge statale n. 820 del 1971 consentì l’avvio del tempo pieno e delle attività integrative.

Federica Artioli autrice della Tesi di laurea “La scuola e i falò. La sperimentazione del tempo pieno nella scuola elementare di Carpi negli anni ’70 e ‘80”, ha illustrato in dettaglio la nascita e lo sviluppo del tempo pieno. Nell’ottobre del 1972 il Consiglio comunale deliberò l’assunzione di insegnanti comunali e di 9 tecnici esperti – animatori pedagogici -, da inserire nelle scuole di Bollitora e Budrione. Il Sindaco era Onorio Campedelli.

Artioli per la sua Tesi ha intervistato alcuni dei testimoni e altri che avevano conosciuto da vicino quel periodo. Tra le novità educative e didattiche si sperimentarono la pari dignità dei 2 maestri di classe (superando la divisione fra quello del mattino e quello del pomeriggio); le compresenze, il metodo della ricerca (che prevedeva un forte antinozionismo) e un continuo confronto fra gli insegnanti. In quel periodo assunse importanza l’esperienza della colonia comunale in Valsugana, condotta dagli stessi animatori.

Roberto Farnè docente di Pedagogia del Gioco e dello Sport dell’Università di Bologna, è a sua volta intervenuto con una relazione dal titolo “Animare il tempo pieno: una necessaria provocazione pedagogica”. A Carpi dall’a.s. 1972-73 la comunicazione e il movimento divennero centrali nell’esperienza del tempo pieno attraverso il teatro, la fotografia, la manualità, il cinema, ecc… Il tempo pieno operava per progetti, che presero il posto dei programmi prescrittivi. Tra i diversi operatori scolastici (direttore didattico, insegnanti statali e comunali, animatori) il dialogo era continuo, ma spesso reso difficile dalla presenza di posizioni ideologiche e da diverse sensibilità pedagogiche. In quel nuovo contesto il gioco educativo divenne il centro dell’azione didattica, diversamente dalla scuola tradizionale. Da parte degli animatori vi era un chiaro intento di animare la didattica. Nel contempo l’aula smise di essere l’unico ambiente di apprendimento e le ricerche si aprirono anche alla città e al territorio. Farnè in chiusura si chiede se il programma oggi non abbia ripreso il sopravvento sull’animazione.

Chiude gli interventi Chiara Penso Dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Carpi 2.

All’esordio Penso afferma che la scuola a 40 ore oggi è diversa dal tempo pieno del passato.

Oggi prevale una didattica per competenze che rischia di non lasciare spazio ad altre esigenze dei bambini. Ha richiamato il Patto per la scuola che di recente ha finanziato (con il contributo di Fondazione CRC, Comuni e Scuole stesse) alcuni progetti che aiutano la scuola ad essere al passo con i tempi. Non ha mancato poi di sottolineare le difficoltà che oggi la scuola incontra anche per le nuove sensibilità e difficoltà che gli alunni presentano.

Dopo il dibattito piuttosto partecipato l’Ass.re Dalle Ave nelle conclusioni ha affermato che oggi risultano più in difficoltà le scuole a moduli (antimeridiane o con pochi rientri) piuttosto che le scuole a tempo pieno. Mirella D’Ascenzo a sua volta ha affermato che le scuole oggi dovrebbero avere più coraggio e ripartire ad innovare.

Infine Roberto Farnè ha richiamato il fatto che oggi le scuole sembrano impegnate soprattutto ad essere al passo con i tempi. Tale scelta però rende obsolete le costose tecnologie adottate pochi anni prima, quindi occorrerebbe ripensare quali sono i fondamentali della scuola. Anche perché se questo lavoro non lo fa la scuola, non lo fa nessun altro. Oggi è necessario lavorare sui bisogni fondamentali dei bambini anche per evitare il malessere esistente.

Al temine del Convegno i presenti si sono recati alla Torre dell’Uccelliera per visitare la Mostra “Un tempo pieno che ha fatto scuola: a.s. 1972/73 – Carpi 50 anni dopo”.

Federica Artioli visita la Mostra annessa al Convegno

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