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Francesco Luigi Ferrari, nel 90° anniversario della morte

di Renzo Gherardi

Nel 90° anniversario della morte, ricordare Francesco Luigi Ferrari non è un mero adempimento, ma un richiamo ad una vita spesa con intelligenza, coraggio e coerenza. Un esempio che può dire tanto al nostro presente.

La formazione

Francesco Luigi Ferrari nacque a Modena il 31 ottobre 1889, in una famiglia piccolo borghese e fu educato in un clima di profonda religiosità. La famiglia dovette seguire gli spostamenti del padre, redattore e direttore di diverse testate cattoliche del Nord Italia ed era composta anche dalla madre e da una sorella minore. Nel 1898 il padre Domenico fu arrestato a seguito della repressione governativa, fatto che provocò uno choc nel figlio.

Francesco fece gli studi a Piacenza presso i fratelli delle scuole cristiane, poi al Ginnasio Gioberti a Torino, quindi a Modena nel Collegio San Carlo. Già in quegli anni aiutò il padre nel giornalismo, facendo esperienza in una attività che non avrebbe più abbandonato. Si iscrisse a Ingegneria, per lasciarla dopo due anni e passare a Giurisprudenza. In quel periodo Francesco cominciò a frequentare le associazioni giovanili cattoliche di Modena. Nel 1908 Ferrari con l’amico Giuseppe Casoli fondò il Circolo “Ludovico Antonio Muratori” della Federazione universitaria cattolica italiana, di cui divenne segretario. Grazie anche al sostegno del nuovo vescovo Natale Bruni il circolo divenne fucina di molte delle nuove realtà sociali, culturali ed economiche che stavano interessando la diocesi. Al congresso universitario di Roma del 1909 divenne segretario; in questa veste Ferrari si mise all’opera anche in un lavoro culturale volto a favorire il dialogo fra cristianità e modernità. Al Congresso di Napoli nel 1909 Ferrari venne eletto presidente nazionale. Nell’anno successivo Ferrari fu eletto anche nel Consiglio superiore della Società della gioventù cattolica italiana.

Tra le atre iniziative del periodo Ferrari rafforzò la rivista “Studium” tramite la quale lanciò la proposta del suffragio universale, del diritto del voto femminile e della modifica della legge elettorale in senso proporzionale. A Torino per il Congresso del 1911 Ferrari tenne un discorso che incontrò la reazione della stampa intransigente cattolica, tanto che per non danneggiare l’associazione Ferrari si dimise da presidente l’anno dopo. La sua attività continuò a Modena nell’impegno sindacale legato all’Ufficio del lavoro che lui stesso aveva contribuito a costituire qualche anno prima.

Per sostenere la fitta rete associativa sorsero due periodici, fra cui “All’erta” diretto dallo stesso Ferrari. Nel periodo nacquero diverse organizzazioni “bianche” di tipo cooperativo, previdenziale e rivendicativo, in concorrenza alle parallele strutture “rosse”. Ferrari si trovò a contrastare la subordinazione del sindacato cigiellino all’”interesse del partito” da un lato e dall’altro dal rigido conservatorismo dei proprietari terrieri, causa non ultima di “un pervertimento morale ed economico delle masse, che conduce(va) fatalmente al socialismo”.

Francesco Luigi Ferrari nel 1917

Nel 1914 fu eletto nel Consiglio comunale di Modena nella lista clerico-moderata utilizzando le competenze acquisite per la redazione della tesi di laurea conseguita l’anno prima. Dopo il praticantato aprì uno studio in proprio e poi uno studio associato con Alfonso Tacoli con cui condivise anche l’impegno sociale e politico.

In prossimità della Grande Guerra Ferrari sostenne la tesi dell’interventismo democratico, per acquisire Trento e Triste e completare il processo risorgimentale. Fu mobilitato come ufficiale volontario, fornendo un utile contributo alla compilazione degli obiettivi da colpire in base ai rilievi topografici, in particolare nella decisiva battaglia del Piave. Ricevette la croce al merito di guerra. Al termine della stessa non fu smobilitato ma rimase per studiare la situazione delle zone occupate. A Trieste conobbe Orsola Filbier, detta Lina, con cui si fidanzò.

A lei scriverà diverse lettere in cui svela la sua visione politica che rifiuta sia il conservatorismo che la rivoluzione sovietica.

Dalla lettera del 25 marzo 1919: “I sentimenti di sana e vera democrazia che nell’animo mi sono stati istillati e che sempre gelosamente ho conservati non mi permettono di farmi complice dell’opera di coloro che vogliono tutto conservare e che nell’attuale momento non sanno trovare nella loro mente un’idea nuova e nel loro cuore un sentimento di reale e fattiva benevolenza verso le classi meno abbienti….

La strada che voglio seguire tra questi due estremi opposti me la sono segnata nettamente e chiaramente e coll’aiuto di Dio credo di poterla seguire”.

Questo testo e le relative citazioni sono tratti dallo scritto di Paolo Trionfini, Francesco Luigi Ferrari. Un profilo biografico, per I Quaderni del Ferrari, Modena, 2023.

Dal 1978 a Modena è sorto il Centro culturale intitolato a Francesco Luigi Ferrari che si rivolge al mondo civile ed ecclesiale, proponendosi come luogo di incontri, convegni e seminari. Organizza inoltre laboratori rivolti prioritariamente ai giovani.

Pubblica libri, quaderni e il periodico “Note modenesi“.

Francesco Luigi Ferrari nel 1918

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