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Il manifesto di Ventotene. Una Europa ancora possibile?

di Mario Orlandi

Era il 1941, quando il regime fascista , dopo un ventennio di dittatura e una sciagurata alleanza col nazismo di Hitler, è ancora saldamente al potere, sostenuta com’è da una politica e da una propaganda che non lascia spazio all’opposizione. Gli oppositori sono destinati alle carceri, alla morte e al confino in luoghi isolati dal resto del paese dove non possano far sentire le loro voce. “Si vive un tempo in cui i peggiori sono pieni di appassionata intensità e ai migliori manca ogni convinzione” (citazione dal poeta Yeats).

E’ in questo contesto che tre importanti personaggi, oppositori del regime, confinati nell’isola di Ventotene, (un luogo dove è stato recluso anche il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini) Altiero Spinelli e Ernesto Rossi con la collaborazione di Eugenio Colorni, ragionano sul terribile momento che stanno vivendo ma anche e soprattutto sulla storia dell’Europa, da sempre dilaniata da guerre intestine. Come è possibile uscire da questa perversa spirale? I nostri “eroi” hanno tempo di discutere e riflettere sul perché di questa e di queste disgraziate situazioni. Ciò che viene partorito è giusto IL MANIFESTO DI VENTOTENE, cioè quello straordinario documento che auspica e prevede l’UNIONE EUROPEA.

Sono passati più di ottant’anni e il sogno si è realizzato, anche se, purtroppo, solo in parte. Da ottant’anni l’Europa occidentale vive in pace supportata dalle sue Istituzioni: il Parlamento Europeo, il Consiglio Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea, la Commissione Europea, la Corte di giustizia dell’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e la Corte dei Conti Europea. Ma anche a livello planetario si sono fatti grandi passi avanti fin dagli anni venti quando nacque la Società delle Nazioni e poi l’Onu con tutte le sue agenzie: quella della sanità, il fondo monetario internazionale, la Banca mondiale etc. etc.

Da sinistra Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni

E’ la prima volta che gli stati sovrani nazionali decidono di convivere in pace concedendo buona parte della loro sovranità a un’istituzione comune, in nome di un obiettivo e di un principio basilare: la pace!

Purtroppo il cammino non si è concluso, si è inceppato a metà del percorso previsto. E chi sono i colpevoli? La risposta è semplicissima: i colpevoli sono i nazionalismi, sono quei governi che non capiscono e non tollerano di cedere potere a organi superiori comuni europei: il nazionalismo! Il responsabile di tutte le guerre passate che ora ci fanno rabbrividire al solo pensarle, torna a fare capolino, anzi, ad affacciarsi prepotentemente tanto da minacciare la stabilità raggiunta con tanta fatica e tanto buon senso, perché, a rifletterci bene, l’Europa è affratellata naturalmente da una cultura comune perché sono europei Fidia e Prassitele, Dante e Cervantes, Leonardo e Rubens, Michelangelo e Degas. E sono comuni l’umanesimo e il rinascimento, la rivoluzione scientifica, l’illuminismo, il romanticismo, nati dal dialogo e dal confronto continuo fra tutti i popoli d’Europa. Quel grande presidente della nostra repubblica che risponde al nome di Azelio Ciampi diceva di essere un cittadino Europeo nato in terra d’Italia. Certo il nazionalismo è insidioso perché, subdolamente si nasconde dietro il patriottismo ben dimenticando che il patriottismo è l’amore per la propria patria, per la sua cultura e le sue tradizioni mentre il nazionalismo è un’ideologia che pone davanti a tutto l’importanza della propria nazione come entità suprema spesso in aggressiva contrapposizione rispetto alle altre nazioni ricadendo in quella trappola che ha dilaniato l’Europa per secoli.

Ma oggi, in questa Europa pacificata col sudore e il sangue di generazioni di europei, spuntano, ahimè, governanti che ignorano o fingono di ignorare ( potere potere non ti voglio abbandonare) questo incontestabile insegnamento della storia e cercano, forse inconsapevolmente ma più probabilmente coscientemente, di riportare indietro le lancette dell’orologio.

E pensare che abbiamo un esempio eclatante da imitare: gli Stati Uniti d’America che erano come noi ora spezzettati in tanti stati autonomi ma che, poi, hanno saggiamente deciso di confederarsi diventando un’unica nazione, la più potente del mondo, e questo grazie a menti illuminate come George Washington, Benjamin Franklin., Alexander Hamilton, James Madison e altri cui non mancavano il coraggio e la saggezza. L’Europa, oggi, potrebbe essere così, se, anche lei, trovasse il coraggio e la saggezza di confederarsi. Quel grande statista che è stato Alcide De Gasperi, parlando di Spinelli, Rossi e Colorni diceva che il loro era uno sguardo non mirato alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni. Il manifesto ebbe grande risonanza in Europa e in Francia trovò un personaggio straordinario che potremmo chiamare, in questa vicenda, “L’uomo del destino”: Jean Monnet, il quale si trova nella posizione giusta e ha la giusta autorità per diffondere e cercare di convincere gli stati europei della giustezza del principio e della sua fattibilità pratica. Tramite il ministro degli esteri francese Robert Schuman il quale, nella sala dell’orologio del Quai d’Orsay, illustra il progetto a duecento giornalisti tra i quali molti sono perplessi e uno dei presenti gli fa la seguente domanda: ”Ma, allora, è un salto nell’ignoto’?” “Esattamente, è un salto nell’ignoto!” gli risponde Schuman.

Oggi siamo ancora a metà del salto però c’è ancora chi, come Roberto Benigni, inventa una trasmissione televisiva (a cui segue un libro) per ricordarci che tutto è ancora possibile..

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