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La guerra in Ucraina. La trattativa rimane l’opzione più realistica

L’ombra di Putin sull’Europa

di Renzo Gherardi

Tornare a parlare della guerra tra la Russia e l’Ucraina a distanza di due anni da quando la Russia ha invaso il paese confinante, è spiacevole e doloroso, ma necessario. L’attacco iniziale sembrava prefigurare una rapida caduta della capitale Ucraina Kiev. Tuttavia la reazione dell’Ucraina, aiutata in questo dalle armi fornite dai Paesi occidentali, ha costretto la Russia a limitarsi a occupare le zone sud-orientali del Paese. Sono mesi che la situazione appare di stallo, anche se ultimamente, fallita la controffensiva ucraina, la Russia sta riconquistando terreno. E’ difficile accettare che la Russia (il Paese più vasto del mondo con 11 fusi orari da est a ovest) con la sua aggressione cerchi di ampliare il suo territorio, se non ammettendo che l’autocrate che la governa sia assetato di potere in nome di un disegno imperiale.

Sfollati ucraini

Questa guerra tra due Paesi europei ha scosso molte nostre convinzioni. Intanto che non fosse possibile ancora una guerra tra Paesi europei come sono l’Ucraina e la Russia (almeno per una parte della Federazione).

Inoltre la guerra ha mostrato non solo un conflitto tra armi sempre più sofisticate e distruttrici, ma dopo le fasi iniziali ha riproposto una guerra di trincea.

Ma ci ha mostrato anche orribili fatti, come il rapimento di migliaia di bambini ucraini deportati in Russia e l’uccisione spesso barbarica di civili nelle città e nei villaggi. Le immagini di intere città ucraine distrutte dai bombardamenti russi rimarranno a lungo nella nostra memoria, come il rischio che corrono le centrali atomiche. Quanto alla popolazione ucraina, alcuni milioni sono sfollati dalle zone di guerra, mentre altri milioni si sono rifugiati all’estero (a partire dalla Polonia).

Non si fa quasi più caso alle orribili condizioni quotidiane dei soldati dei due schieramenti che spesso si fronteggiano da opposte trincee. Si pensi che le enormi pianure ucraine furono teatro della ritirata italiana nella seconda guerra mondiale, inseguita dall’esercito russo, con un inverno a meno trenta gradi, descritta fra gli altri da Rigoni Stern ne Il sergente nella neve.

Vita in trincea

A detta di Putin il motivo scatenante dell’aggressione sarebbe stata la liberazione dell’Ucraina dal nazismo. Qualche anno prima intanto la Russia aveva invaso la Crimea e successivamente si era insediata nei territori del Donetsk, con la motivazione di proteggere la popolazione russa dai soprusi degli ucraini.

Con la stessa motivazione la Russia potrebbe allora invadere le tre repubbliche baltiche (Lituania, Lettonia, Estonia), il Kazakistan, l’Azerbaigian, la Georgia e chissà quanti altri stati che hanno al proprio interno minoranze russe.

In questo quadro, l’Europa che per ora è assente sul piano delle diplomazie, dovrebbe attivarsi per proporre la fine della guerra.

Anche perchè oltre alle sacrosante ragioni etiche, vanno assunte anche ragioni pragmatiche. Fra queste va considerato che l’Europa, già in parte divisa, non invierà aiuti in eterno all’Ucraina; inoltre se Trump ridiventerà presidente negli Usa non invierà più aiuti; infine va considerato che la Russia con tutto il suo arsenale di guerra convenzionale e atomico, è collocata ai confini dell’Ucraina e pertanto potrà esercitare pressioni a piacimento in futuro.

Soldati e volontari ucraini su un autobus, dopo essere stati evacuati (AP Photo / Alexei Alexandrov)

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