La povertà educativa. European Projects Festival, Ferrara 4/5/6 aprile
Tavola rotonda “povertà educativa, disagio e abbandono scolastico: ERASMUS+ e PNRR per l’inclusione del sapere“.
“Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.” Don Milani.
In Italia 1 milione e 400 mila minori vivono in povertà assoluta, altri 2,2 milioni sono in povertà relativa. Due tipi di povertà: economica ed educativa. Vanno insieme e si alimentano di generazione in generazione.
Il PNRR, cardine di NextGenerationEU, e il Programma Erasmus+ 2021-2027, rappresentano uno dei possibili strumenti di supporto per il mondo della scuola e del terzo settore.
Vari i relatori presenti che hanno portato il loro contributo tra cui la Prof.ssa Silvia Zanazzi ricercatrice in Pedagogia Sperimentale presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Ferrara e Riccardo Benetti Direttore della Fondazione Enrico Zanotti di Ferrara.
Dai primi interventi emerge che è cresciuta la consapevolezza della povertà educativa e che la responsabilità non è solo della scuola ma è data anche da caratteristiche socio-economiche. Il fenomeno risulta essere multifattoriale. Incide anche l’aspetto relazionale, quello intrapersonale che coinvolge paure e timori dell’alunno, ad esempio di non farcela ed è per questo che andrebbe incoraggiato e sostenuto.
La professoressa Silvia Zanazzi, offrendo uno sguardo pedagogico dice che “L’educazione ha il compito di rendere il futuro abitabile. La relazione educativa nei processi di apprendimento ha la responsabilità di accompagnare lo sviluppo delle molteplici capacità indispensabili per l’esistenza umana. E’ co-costruzione di senso. Se manca questa guida, la povertà relazionale si innesta nella povertà educativa, le due forme crescono e si evolvono insieme”.
Altro termine toccato dalla professoressa è “la responsività che significa muoversi per accompagnare l’altro, agire per creare le condizioni necessarie al suo ben-essere e alla fioritura del suo essere, assumersene una responsabilità intensa, ma non intrusiva, preoccupandosi di proteggerlo e di sostenerlo, avendo considerazione e rispetto del suo modo di pensare. La mancanza di riferimenti adulti responsivi è una forma di povertà educativa nella quale si annida il rischio di sviluppare comportamenti patologici o devianti”.
Ci sono poi le povertà educative digitali date dalla privazione dell’uso di strumenti digitali.
Ci possiamo anche trovare di fronte ad una deprivazione estetica, nel senso della incapacità alla contemplazione che risulta essere fondamentale per trovare la bellezza nelle esperienze. Dice Zanazzi che “… viviamo in contesti in cui la rapidità genera distrazione e superficialità dello sguardo. Il desiderio di risultati immediati distoglie dall’imparare a guardare, a osservare”. Educazione estetica significa favorire la sensibilità, sviluppare capacità percettive, favorire la contemplazione, la bellezza, apprezzando la vita sentendola come densa di senso e di valore. Inoltre, affermano i relatori, che l’educazione dovrebbe riuscire ad appellarsi alla coscienza oltre che all’intelligenza, accompagnare la persona nella ricerca di significati, di senso e direzione rispetto alla propria vita.
A questo proposito Riccardo Benetti della Fondazione Enrico Zanotti di Ferrara inserisce il tema del senso, del desiderio, sottolineando quanto sia importante per i ragazzi andare verso la ricerca del senso del loro fare. La responsabilità dell’adulto consiste nel dare un supporto, nel cercare di indurre il ragazzo a “… cercare quel nesso tra quello che si fa e ciò che si desidera. Il tema educativo è dato da una relazione che ha una sua reciprocità”. Inoltre molto importante in campo educativo è – secondo Zanotti – “aiutare i ragazzi nell’accompagnarli a costruire il bene del territorio, cercando di dare una risposta al quesito: qual’ è la cosa più buona, più utile che posso costruire per il bene comune? L’ipotesi quindi non può essere solo di tipo strumentale ma molto più di ampio scopo”.
Infine, a proposito di comunità educante, si sottolinea che “le povertà educative intersecano le molteplici aree dello sviluppo personale e per questo richiedono interventi sinergici volti a prevenire/contrastare l’impoverimento educativo, oltre che dei bambini/adolescenti, anche delle famiglie, dei territori, di tutti coloro che accompagnano altre persone nei percorsi di crescita”.