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Memorie: Participio Futuro

9° edizione del Carpi Foto Fest Focus Giovani a cura del Gruppo Fotografico Grandangolo di Carpi

di Danilo Baraldi

Fin dalla sua ideazione, il Festival (Fest!), interamente dedicato ai giovani, si era prefissato di “lavorare” il più possibile con i giovani del nostro territorio al fine di dare un messaggio più coerente a quelli che erano stati i nostri intenti iniziali, quello di far “entrare” la fotografia all’interno delle scuole come possibile messaggio di comunicazione e di espressione.

In questa edizione, potremmo dire con orgoglio, ci siamo riusciti in pieno.

Con la Scuola d’infanzia Arcobaleno di Carpi, che avevamo invitato, il percorso è proseguito all’interno di due Scuole Secondarie di Carpi e una di Campogalliano, un Istituto Superiore di Carpi e uno di Sassuolo, una autrice, al terzo anno, che frequesta l’Istituto Venturi di Modena, per passare ad un altro Istituto Superiore di Chiaravalle (AN) e all’Università di Belle Arti di Bari, per terminare con una neolaureanda marchigiana, questi ultimi tre, anche loro, su invito. Altro apporto al progetto è stato dato da una “stagista”, presso la Casa del Volontariato di Carpi, che ha curato i commenti ai laboratori effettuati e supportato gli stessi nel loro svolgersi.

Il tema scelto per il Festival era MEMORIE: PARTICIPIO FUTURO, destinato ad indagare e riflettere su ciò che oggi definisce l’identità giovanile, il territorio che abitano, la loro realtà sociale, il contesto che li accoglie, le istituzioni che praticano e la loro visione del mondo nel presente e ciò che sarà in futuro.

Il ruolo delle giovani generazioni è in divenire continuo e allo stesso modo le città, i territori, le realtà sociali e i sistemi di aggregazione mutano trasformandosi e ridefinendosi costantemente sfidando il sistema di adattamento di ragazze e ragazzi che dovranno ridefinire il loro futuro, ciò che diventeranno e ciò che vorranno essere. I temi abbracciati dal progetto indagheranno principalmente i temi di identità, linguaggio, territorio, ovvero tutto ciò che definisce la qualità della vita delle giovani generazioni nonchè le loro azioni.

Il participio futuro è una forma verbale presente nella grammatica latina, dove indica un’azione che sta per avvenire o che è destinata a compiersi in futuro. In italiano, invece, il participio futuro è andato perso e per renderne il senso si deve ricorrere a locuzioni che esprimono intenzionalità o destinazione futura, come “il libro da leggere” (il libro che dovrà essere letto).

Il termine “participio” deriva dal latino “participium,” che significa “che partecipa“, indicando una forma verbale che condivide caratteristiche sia del verbo (azione) sia dell’aggettivo (descrizione). “Futuro,” dal latino “futurus,” significa “che sarà“, indicando qualcosa che deve ancora avvenire.

Scuola d’infanzia ARCOBALENO di Carpi (MO), a cura di Annalisa e Daniela, educatrici

Scuola d’ Infanzia Arcobaleno di Carpi al lavoro

Coniugare le parole futuro e bambini è facile o almeno così sembra, perché se a questi concetti si vuole davvero dare peso e spessore per farli emergere da pensieri automatici e scontati, bisogna ragionare e approfondire in un’idea di prospettiva, letteralmente proiettata verso il domani.

Lo strumento della macchina fotografica digitale permette ai bambini di essere attivi e non fruitori passivi, quindi di agirlo e usarlo seguendo le loro passioni e i loro intenti, innescando così un virtuoso processo di esplorazione degli ambienti e degli altri, facendone un linguaggio vero e proprio che si è affinato nel corso di questi mesi.

Ogni settimana un bambino viene incaricato di documentare fotograficamente gli avvenimenti che succedono nella sezione in cui si trovano, in piena libertà. Gli viene data una fotocamera digitale compatta, loro devono e possono liberamente spostarsi da uno spazio all’altro. I risultati risultano creativi, spontanei, pur nella loro semplicità di realizzazione.

Scuola secondaria di Primo Grado ALBERTO PIO di Carpi (MO), con il supporto dell’insegnante Maria Rosaria Russo e Beatrice Ferri (stagista)

Scuola secondaria di Primo Grado ALBERTO PIO di Carpi (MO), foto Gabriele L

Il cortile interno della scuola, regno del gatto PIO, adottato dall’istituto e fotografato tra una ripresa e l’altra, è diventato il set o lo spunto per i racconti per immagini dei partecipanti a questo laboratorio. Al quale hanno partecipato pre-adolescenti già maturi e consapevoli di quello che andavano raccontando.

Diversi sono stati i temi esposti in queste storie, dal problema dell’inquinamento, alla voglia di emergere con professioni o passioni di prestigio, come psicologa, pilota di Formula 1 o artista del disegno. O videomaker navigato. Tre compagne della stessa classe hanno messo in scena un racconto, coinvolgendo anche gli altri partecipanti nei loro scatti.

La fotografia è diventata il mezzo attraverso cui raccontarsi, riflettere, osservare la realtà da punti di vista nuovi. Sono emersi pensieri profondi, sogni e domande sul futuro: tutto è stato accolto e condiviso con grande sensibilità. Non è mancato il divertimento: si è riso, si è sperimentato con pose, inquadrature, e ci si è lasciati andare alla libertà del momento creativo. È stato bello vedere come un’attività così “semplice” possa diventare un’occasione per conoscersi meglio, per scoprire qualcosa di nuovo su di sé e sugli altri.

Scuola secondaria di Primo Grado GUIDO FASSI di Carpi (MO), con il supporto dell’insegnante Rosaria Valentini e Beatrice Ferri (stagista)

Scuola secondaria di Primo Grado GUIDO FASSI di Carpi (MO), foto Giulia R

Gli spazi esterni della scuola, ma anche alcuni arredi situati all’interno delle aule, sono diventati i set o gli spunti per i racconti per immagini dei partecipanti a questo laboratorio. Al quale hanno partecipato pre-adolescenti già maturi e consapevoli di quello che andavano raccontando.

Il tema ricorrente di queste storie è legato al cambiamento climatico, forse frutto di lezioni condotte dai loro docenti, ma anche, penso sia emerso durante i vari incontri, dalla consapevolezza che questo possa diventare un problema serio per il loro futuro.

Anche altri temi sono emersi, legati al loro futuro, alle loro amicizie, al bullismo, alla consapevolezza e certezza che lo studio, in diverse discipline, possa essere il mezzo per raggiungere i loro sogni.

Il laboratorio è stato un mix di tecnica, creatività e fantasia. Ognuno ha provato a immaginare e raccontare attraverso le foto qualcosa del proprio futuro, di un futuro immaginato, sognato, oppure ancora tutto da costruire.

Durante gli incontri i ragazzi hanno imparato a usare la macchina fotografica, a scegliere l’inquadratura giusta, a guardare la luce e il punto di vista. Ma soprattutto hanno imparato a guardare davvero le cose. A osservare quello che ci sta intorno in modo diverso, con occhi più attenti. E piano piano le idee hanno preso forma: c’è chi ha raccontato un sogno, chi una paura, chi un desiderio, chi una futura carriera. Le foto che ne sono venute fuori sono state sorprendenti: alcune divertenti, altre profonde, altre ancora davvero emozionanti. Ma tutte parlavano un po’ di chi le aveva scattate. È stato bello vedere come ognuno abbia trovato il suo modo di esprimersi senza giudizi o senza giusto o sbagliato.

L’energia dei gruppi era contagiosa: ogni settimana si chiacchierava, si condividevano idee, si rideva, si commentavano le foto degli altri. C’era sempre qualcosa da dire o da raccontare.

Istituto Comprensivo SAN GIOVANNI BOSCO di Campogalliano (MO), con il supporto di Nadia Bonamici (Casa del Volontariato), Eloisa Fabbri (Centro Servizi per il Volontariato) e Beatrice Ferri (stagista)

Istituto Comprensivo SAN GIOVANNI BOSCO di Campogalliano (MO), foto Paride G

I ragazzi di questo laboratorio sono provenienti da classi diverse, dalla prima alla terza media, ma subito collaborativi nel creare assieme le storie che andavano rappresentando. Come le immagini create partendo dall’IA, e rielaborate da una ragazzo per se e per alcuni compagni.

Le restituzioni che sono emerse tra una ripresa e l’altra hanno rimarcato la loro voglia di far parte e di capire il mondo degli adulti. E le immagini cercate e create sono rivolte al loro futuro, e la loro determinazione ci fanno credere che sarà veramente così.

Durante il laboratorio i ragazzi hanno lavorato con grande impegno, entusiasmo e collaborazione. Si sono messi in gioco con coraggio senza paura di sperimentare nuove idee e approcci. Il clima che si è creato è stato molto positivo, ognuno si è sentito libero di esprimersi e di contribuire al lavoro collettivo con il proprio stile e la propria sensibilità. Ci si aiutava a vicenda, si condividevano opinioni, ci si ascoltava con attenzione e si accettavano anche le critiche in modo costruttivo, con il desiderio di migliorarsi e crescere insieme.

Uno degli aspetti più belli è stato proprio vedere come il laboratorio non è stato solo un’occasione per imparare a fare belle fotografie ma è stato soprattutto un percorso umano di crescita, confronto e scambio.

I ragazzi che hanno partecipato erano molto diversi tra loro: c’era chi era più creativo, chi più tecnico, chi più timido e chi più estroverso, ma ognuno ha portato qualcosa di unico e prezioso al gruppo.

Questa varietà ha reso l’esperienza ancora più unica perché ci ha permesso di imparare gli uni dagli altri, di vedere il mondo da prospettive diverse e di scoprire nuovi modi di osservare la realtà.

Pur partendo dallo stesso tema o compito ogni ragazzo è riuscito a interpretarlo in modo personale dando vita a scatti originali, autentici e spesso molto emozionanti.

Istituto di Istruzione Superiore ANTONIO MEUCCI di Carpi (MO), con il supporto di Nadia Bonamici (Casa del Volontariato) e Beatrice Ferri (stagista)

Istituto di Istruzione Superiore ANTONIO MEUCCI di Carpi (MO)

Anche in questa occasione è stata creata una pubblicazione in cui abbiamo voluto escludere i nomi degli autori per indurre il visitatore e lettore a concentrarsi maggiormente sui temi emersi durante lo svolgimento del laboratorio, e porre la propria attenzione sulle emozioni e le sensazioni emerse. Così come nell’allestimento della mostra fotografica.

Il laboratorio di fotografia che abbiamo svolto con i ragazzi del Meucci si è rivelato molto più di un semplice laboratorio. Questi ragazzi, troppo spesso etichettati per i loro errori o per il loro comportamento, trovano nel laboratorio l’opportunità di raccontarsi senza paura del giudizio.

Sono liberi di scegliere cosa immortalare, liberi di decidere quali immagini possano meglio rappresentare il loro stato d’animo, i loro pensieri, i loro sogni.

E in questa libertà emergono storie potenti, fatte di fragilità e di forza, di dolore e di speranza, di ricerca di sé e di desiderio di essere compresi.

Ogni scatto diventa così un modo per dare forma a speranze e desideri che spesso restano inespressi.

Ed è proprio lì, in quelle immagini cariche di significato che si accende qualcosa: un frammento di speranza, un’intuizione su sé stessi, la consapevolezza di avere dentro di sé molto più di quanto il mondo abbia voluto fargli credere.

Lontano dalle aule scolastiche questi ragazzi dimostrano di poter dare il meglio di sé. Il semplice atto di spostarsi in un ambiente diverso in cui non si sentono costantemente giudicati permette loro di esprimersi con autenticità.

Attraverso le fotografie emergono emozioni che altrimenti sarebbero rimaste intrappolate dentro di loro, nascoste sotto strati di rabbia, silenzio o incomprensione.

Istituto di Istruzione Superiore ALESSANDRO VOLTA di Sassuolo (MO), con il supporto di Nadia Bonamici (Casa del Volontariato)

Istituto di Istruzione Superiore ALESSANDRO VOLTA di Sassuolo (MO)

Proporre una laboratorio i cui partecipanti provenivano dalla stessa classe, era una sfida che ci sembrava ancora più interessante da accettare.

La consapevolezza di essere all’interno del proprio gruppo classe ha dimostrato, nel bene e nel male, di potere contare sulle alleanze per sfidare il mondo degli adulti. Ed è per questi motivi che abbiamo modificato l’incipit del progetto includendo il concetto di “Rispetto e Gentilezza”, modalità rivolta al “Futuro”, che loro avrebbero dovuto svolgere. Con molta fatica, alla fine, un po di risultati sono arrivati.

Al momento della restituzione in classe con gli studenti, alcuni di loro hanno espresso il desiderio di non essere riconoscibili. Abbiamo concordato di applicare uno scotch di carta, sia nella pubblicazione che nel momento dell’allestimento della mostra. È anche per questo che abbiamo preferito non mettere il nome degli stessi studenti.

Lavorare con i giovani in un laboratorio partecipato sulla fotografia è sempre una sfida, e le sfide possono essere vinte o perse. 

Non posso dire che questa sfida in particolare sia stata persa ma non è neanche stata vinta. La vedo di più come uno 0-0 palla al centro e non so se questo risultato sia soddisfacente per entrambe le parti. Avremmo potuto fare di più? Certamente. Avrebbero potuto fare di più? Sicuramente. Eppure nonostante questa situazione di stallo, quasi di contrapposizione fra adulti che provano a motivare ragazzi a raccontare la loro rabbia, i loro desideri per il futuro, e giovani che, protetti dal gruppo nel bene e nel male, rimandano un’insofferenza, con quell’arroganza di chi ha deciso che le regole del rispetto, pur tanto ambito, e della gentilezza non gli appartengono, c’è qualcuno che prova, con timore, a fare emergere la speranza di un futuro migliore. 

Sta a noi il compito di ascoltarlo. 

SIMONA PAPAPICCO, Istituto di Istruzione Superiore ADOLFO VENTURI di Modena, con il supporto di Nadia Bonamici (Casa del Volontariato)

Foto Simona Papapicco

È stato chiesto a 6 ragazze delle scuole superiori del nostro territorio di “restaurare” 2 panchine che sarebbero diventate parte di un arredo urbano della nostra città. Non era semplicemente ridipingere delle panchine arruginite, ma doveva diventare un modo per sottolineare una denuncia, un far prendere coscienza di un fenomeno purtroppo ancora molto presente.

A Simona, una delle ragazze invitate, è stato chiesto di documentare l’operazione, che con il supporto della propria insegnante ha curato l’impaginazione della pubblicazione e l’allestimento della mostra fotografica.

È molto importante far conoscere ai ragazzi questi progetti perché si scoprono sempre cose nuove, ci si può scambiare dei pareri e magari sentire dal vivo delle testimonianze della violenza subita. La violenza può manifestarsi in diverse forme, tra cui quella fisica e quella psicologica. La violenza fisica consiste in un aggressione al corpo come pugni, calci e schiaffi. Mentre quella psicologica consiste in un linguaggio offensivo verso l’altra persona come insulti, minacce, manipolazioni e isolamento. Questa riflessione perché si vuole sensibilizzare chi ancora non comprende l’importanza di questo tema. Sebbene oggi i social permettono una maggiore diffusione di queste tematiche, é necessario continuare a informare e educare: ne va del nostro futuro.

Istituto Istruzione Superiore PODESTI CALZECCHI ONESTI di Chiaravalle (AN), a cura di Giancarla Lorenzini (tutor fotografico) e le insegnanti dell’indirizzo di Grafica

Istituto Istruzione Superiore PODESTI CALZECCHI ONESTI di Chiaravalle (AN)

Animati da grandissima passione, competenza e dedizione, è stato approfondito il tema sotto vari aspetti, cosicché ogni studente è riuscito ad entrare nel tema in modo personale, sviluppando nel corso dell’esperienza un proprio progetto.
Per la fase espositiva si è scelto di realizzare per ognuno di loro un un piccolo libro, curato con testi e grafica e arricchito da apporti sperimentali di vario genere.
Diffondere la cultura fotografica tra le nuove generazioni, in una società subissata dalle immagini ma allo stesso tempo incapace di leggerne la grammatica e di comprendere l’incredibile potenzialità della fotografia, è un impegno fondamentale dal quale non possiamo sottrarci.

ACCADEMIA DI BELLE ARTI di Bari

ACCADEMIA DI BELLE ARTI di Bari

Con questa selezione si è voluto dare visibilità alle opere realizzate da autrici ed autori che frequentano il corso di Laurea triennale di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e che sono state presentate ai tavoli di lettura in diversi Festival di Fotografia in Italia.
Un sentito ringraziamento alla Dottoressa Michela Fabbrocino, ricercatrice, autrice, fotografa, curatrice e docente di cattedra in Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, che ci ha regalato la possibilità di condividere i lavori presentati dai laureandi.

MARINA DE PANFILIS

Foto Marina De Panfilis

Tecnica di stampa: Transfer su cemento armato.

La strada del ritorno (il titolo) e la strada che tutti noi attraversiamo quando ci spostiamo verso luoghi a noi familiari: proprio come “la strada che porta a casa”.

La mia “Strada del Ritorno” a casa ha un forte valore affettivo: percorrevo questa strada in compagnia di Giulia, mia cara amica e vicina di casa, che poco tempo fa ha lasciato questa terra dopo una breve, grave malattia.

Da quando Giulia e andata via, percorro questa strada e mi ritrovo a spaziare con la mente in piu luoghi dove abbiamo vissuto insieme, nel ricordo dei nostri progetti organizzati mentre percorrevamo insieme “La strada del ritorno”. Tutto intorno scompare. Il ricordo è cosi vivo che mi sembra di essere ancora li, in quei luoghi, insieme a Giulia.

Giulia ha lasciato un vuoto che si è trasformato in una sensazione viscerale, riempiendosi della sua essenza, dei nostri viaggi, delle giornate a scuola, di ricordi che ho trasformato in immagini creando dei contro ricordi. La fotografia è un contro ricordo perché il ricordo è un lavoro della mente mentre la fotografia ci pone davanti agli occhi quello che è stato.

Ho materializzato queste immagini di pensiero imprimendole su mattonelle, una sorta di pietre d’inciampo, a comporre il percorso urbano, in un ricordo che torna sempre sotto forma di sensazione viscerale. L’utilizzo di un materiale come il cemento armato inoltre rende le fotografie non deperibili e destinate a vivere nel tempo.

Dedicato a Giulia Fontana, continuo a portarti dentro in ogni mio passo.

La mostra fotografica di questi laboratori si è conclusa con un evento dal titolo “PARTICIPIO FUTURO, I GIOVANI PROTAGONISTI”, un incontro dibattito con gli studenti dei laboratori, con gli interventi di Silvani Bicocchi (lettore della fotografia) e Stefano Laffi (sociologo), moderati da Stefania Lasagni (tutor fotografico), di cui vi daremo ampio resoconto nel prossimo numero del giornale.

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