Qui comincia la pace. Un bene contagioso
Una realtà personale che si fa sociale a fecondare la convivenza con papa Leone

Habemus papam! Cui prodest?
A chi giova? Questo il titolo di un dibattito a tre su Euro news domenica 18 maggio, giorno di inizio pontificato per papa Leone XIV Vantaggio? per chi? Sembra,dalle prime mosse di papa Prevost, che l’interrogativo potrebbe e, forse, dovrebbe essere posto altrimenti:
“Quale bene, può essere bello e buono per tutti?”
Comparendo dalla loggia, subito dopo l’habemus papam, lo scandisce ripetendo con gran energia le parole di Gesù:

“La pace, la mia pace”.
Pace disarmata e disarmante. Pace coltivata dal singolo. Un fatto umano che si faccia cultura, fatto condiviso confluendo dalla varietà delle espressioni culturali in spirito fraterno. Anzitutto personale e contagioso.
“La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi”. Così papa Leone mercoledì 14 maggio. Parolin, segretario di Stato, precisa: “Questo significa come il papa metta a disposizione la Santa Sede per un incontro, in modo che, le parti si incontrino e, perlomeno, si parlino”.

Una comunicazione capace di ascolto
Il nuovo pontefice ha incontrato subito gli operatori della comunicazione. “Disarmare le parole” per contribuire a disarmare la terra. Questo l’invito del papa ai giornalisti. Promuovere pace e verità nella comunicazione. Il papa ha espresso solidarietà per i giornalisti in carcere per aver raccontato la verità. Ha inoltre sottolineato come i popoli informati possano fare scelte libere.
La attenzione ed il grazie del papa per gli operatori della comunicazione ci interpella.
Lavorando con le scuole
Gran parte di questa uscita a stampa è per la rubrica Lavorando con le scuole con la relativa Posta degli studenti.
L’interesse è per bambini e ragazzi. Per quanto riguarda i contributi degli studenti, il giornale ospita spesso produzioni frutto di collaborazioni con gli insegnanti e parte di percorsi didattici. Il giornale, nel pubblicare on line e a stampa, è sempre disponibile ad ospitare apporti che possano essere utili strumenti didattici.
Erostraniero-progetto, casa madre del giornale, pubblica, da due gruppi-classe, apporti nel percorso di apprendimento dell’Italiano.

Nella realtà, con attenzione e discernimento
In sinergia e collaborazione fattiva, anzitutto con Erostraniero-progetto, con la Consulta Integrazione delle Terre d’Argine, con il liceo Fanti, la associazione Amici del Vallauri, la associazione Spazio di incontro degli immigrati con il LED [Laboratorio di Educazione al Dialogo] di Trento ed altri utili e preziosi interlocutori, continuiamo ad essere pontieri tra comunicazione personale e comunicazione sociale, nell’ascolto. Per una tessitura che, partendo dalla persona, tira i fili di un gioco di squadra proficuo in quanto generativo di nuovi e buoni approcci. Consapevoli di problemi e rischi, non possiamo sottrarci, nel dovuto discernimento.
Cura della persona nella “cultura dello scarto”
L’attenzione del gruppo di Redazione e del giornale è per la persona, nella sua integralità fisica, cognitiva e affettiva, spirituale. Lo si riscontra nei contributi che possono essere on line e nelle uscite a stampa.
Negli ultimi mesi ci siamo interessati a cogliere la valenza curativa dell’ascolto delle persone fragili o in malattia.
Ogni vita personale possiede un valore unico e irripetibile, per questo ci interpella la “cultura dello scarto” prodotta da un ingranaggio che vuol essere efficiente a tutti i costi. Un fenomeno culturale altamente antisolidaristico.

Enzo Piccinini, medico
Vivere o sopravvivere, le sfide della cura, della educazione e della ricerca nella sanità di oggi. Un convegno al sant’Orsola a Bologna, a 25 anni dalla scomparsa del Servo di Dio Enzo. Tra gli interventi, di rilevo, dal nostro punto di vista che unisce la cura medica alla attenzione ed ascolto della persona come unitaria azione terapeutica, segnaliamo quello di Hussam Abu Sini. Medico oncologo arabo, formatosi in Italia, ora operante in un ospedale israeliano ad Haifa.
Enzo Piccinini, era nato a Scandiano, nel reggiano, il 5 giugno 1951, deceduto in un incidente stradale nei pressi di Fidenza, il 26 maggio 1999. Al funerale, in san Petronio, a Bologna, oltre settemila persone.
“Un amore vero infiamma e ossigena la vita – dice di lui don Erio Castellucci, vescovo di Modena – Nonantola e Carpi – Chi vive ringraziando si sente già ricompensato, già traboccante dei doni ricevuti, con il solo desiderio di renderli generativi per gli altri, ed è semplicemente riconoscente…”
Una frase del medico, Enzo Piccinini:
“C’è un modo di abdicare alla sensibilità umana nel nostro lavoro, sens+ibilità al vero, che è drammatico perché si perde la voglia di lottare, di imparare, si diventa mestieranti: in un posto dove il mestiere è solo frustrazione…”
Come possiamo contribuire perché questo mondo della sanità sia più corrispondente allo scopo per cui è nato?”
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